Scritto da Stephen King
nel 1981, Cujo è uno dei romanzi
“minori” dello scrittore statunitense ma che conserva in sé alcuni degli
stilemi tipici della sua produzione letteraria. Ambientato a Castle Rock,
piccola cittadina del Maine, all’inizio di una torrida estate, il libro
racconta dell’esistenza anonima di un agente pubblicitario e della moglie che,
per sfuggire alla sua solitudine, si lascia sedurre da un maestro di tennis e
intrattiene con lui una squallida relazione. Contemporaneamente il meccanico
del paese, che cerca nell’alcol un rimedio alla noia della provincia, trascura
il figlio e il docile Cujo, un San Bernardo che ama scorrazzare libero per la
campagna. Un giorno succede però l’inenarrabile e il dolce Cujo si trasforma in
una macchina assetata di sangue. Che sia la personificazione del male che si
annida nella cittadina?
Come in molte altre opere
di King, il romanzo descrive una provincia americana oscura, che nasconde al
suo interno i demoni di un’esistenza piatta e vuota. La scelta di trasformare
un San Bernardo in una creatura diabolica non è nient’altro che una metafora
della corruzione dei tempi. Cujo si
regge completamente sulla suspense e sull’accumulo della tensione: con pochi
versi King riesce a veicolare la sensazione di trovarsi di fronte non a un
semplice cane ma a una creatura ancestrale. È proprio questa la forza del
romanzo che, sebbene non sia considerato alla stregua dei capolavori It, Shining
e Misery, rappresenta uno dei
suoi migliori prodotti di “seconda fascia”.
Maria Stella Veronica
Artioli Barozzi – Carretto dei libri
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