giovedì 18 settembre 2014

M.S. Veronica Artioli Barozzi invita alla lettura di: "Giornale di un antropologo", di Bronislaw Malinowski

M.S. Veronica Artioli Barozzi - Carretto dei libri


Pubblicazione postuma, edita in italiano con il titolo Giornale di un antropologo, racconta i retroscena di una delle ricerche e descrizioni più approfondite della storia dell’antropologia. Nel 1914 l’antropologo Bronislaw Malinowski si reca in Papua Nuova Guinea al fine di osservare le usanze degli indigeni che vi abitano e di fotografarli, e si sofferma sulla descrizione di un particolare sistema di scambio di beni apparentemente privo di senso, il Kula, sul quale si basa gran parte della loro esistenza.
Chi legge Argonauti del Pacifico occidentale, l’etnografia nata dalla ricerca sul campo di Malinowski, percepisce lo sguardo di uno scienziato che elabora una storia affascinante, coinvolgente, caratterizzata da un forte coinvolgimento emotivo con i “selvaggi” - la cosiddetta “empatia”.
Il diario, invece, mostra il lato umano dello scienziato, quello opportunamente occultato ai suoi lettori. Scritto tra il settembre 1914 e l’agosto 1915 e dall’ottobre 1917 al luglio 1918, è ricco di scorci di vita quotidiana, stati d’animo, fantasie sessuali, preoccupazioni e nostalgie.
Malinowski si sente spesso solo, ha troppo tempo per pensare, per riflettere su vecchi e nuovi rancori, per giudicare. E si sente completamente tagliato fuori dal mondo che si trova ad indagare.

Andai al villaggio sperando di fotografare le diverse fasi del “bara”. Allungai mezza stecca di tabacco, poi osservai alcune danze; poi feci delle foto – ma con scarsi risultati. Non c’era luce sufficiente per le istantanee; ed essi si rifiutarono di posare a lungo per il tempo di esposizione. Mi capitava allora di essere furioso con loro, soprattutto perché dopo aver dato loro la propria porzione di tabacco se ne andavano via tutti. Insomma, il mio sentimento nei confronti degli indigeni tende decisamente a: «Che si sterminino i bruti!».

Giornale di un antropologo non ha valore etnografico. Non si tratta di un “diario di campo”, scritto che l’antropologo è solitamente tenuto a redigere per tenere la fila delle sue osservazioni e riflessioni, e che costituisce l’ossatura della scrittura etnografica, bensì, di un diario privato, di appunti.
Questo libro testimonia però, il valore vivificante e allo stesso tempo curativo della scrittura, punto fermo nel caos emotivo e visivo, nello spaesamento e, spesso, scoraggiamento davanti al quale si trova l’esploratore dell’essere umano.


Mailu, 19-12-14. Oggi mi sento molto meglio – perché? Può darsi che l’arsenico e il ferro facciano effetto dopo tanto tempo? Sono finalmente arrivato a Mailu, e non so veramente, o piuttosto non vedo chiaramente, quello che devo fare. Un periodo di incertezza. Sono giunto in un luogo deserto, con la sensazione che presto sarebbe finita, ma nel frattempo dovevo iniziare una nuova esistenza.

M.S. Veronica Artioli Barozzi - Carretto dei libri

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