mercoledì 3 settembre 2014

IL CONSIGLIO DI M.S. VERONICA ARTIOLI BAROZZI: E VENNE CHIAMATA DUE CUORI DI MARLO MORGAN


M.S. Veronica Artioli Barozzi - Carretto dei libri

E venne chiamata Due cuori racconta la storia di una ricercatrice americana che si reca in Australia per ricevere un premio. L’evento darà il via alla più grande avventura della sua vita, un’avventura che riuscirà a far immedesimare il lettore con il cuore della protagonista e a partecipare alla sua crescita umana e spirituale.

Proposto al pubblico come autobiografia, va letto, semplicemente, come la narrazione di una storia, che procede con lentezza e scende sempre più in profondità nell’intimo della protagonista, scandendo le altezze e bassezze del suo stato interiore.
Ogni passo sotto il sole cocente del deserto australiano, ogni avversità, ogni piccola e apparentemente insignificante scoperta e conquista, descrivono, per chi lo vive e per chi legge, un sentiero di ritorno verso sé stessi.

Un peso particolare viene dato alla dinamica del dare - ricevere, tanto evidente quanto realmente poco conosciuta. Solo chi osserva con attenzione il funzionamento della natura, può realizzarla completamente.
Sola, perché nessuno le parla, - tranne, qualche volta, la sua “guida”, che le ricorda costantemente che quel viaggio era il suo destino, - confusa, stanca, dolorante e incredula davanti a tutte le meraviglie, a volte anche terrificanti, che incontra nel suo cammino, la donna imparerà a sentirsi silenziosamente grata per ogni dono ricevuto dal mondo. E a rinunciare al possesso di oggetti o di momenti. Perché tutto procede, come quando si cammina. Ogni atomo dell’Universo è collegato con qualsiasi altro e tra loro possono comunicare. Il popolo che procede nel deserto con lei lo sa bene e cerca di insegnarglielo con il tacito esempio, utilizzando la telepatia e incedendo con incrollabile fiducia, senza aspettativa.

È solo un’impressione che i frammenti di foglia siano separati, proprio come le persone appaiono separate, ma, in realtà, costituiscono un tutto unico. Questo è il motivo per cui il gioco si chiama creazione. Essere u tutto unico non significa che siamo tutti uguale. Ciascun essere è unico e due non possono occupare il medesimo spazio.

M.S. Veronica Artioli Barozzi - Carretto dei libri

Nessun commento:

Posta un commento