L’ombra
del vento è un elogio al libro, oggetto che, come una scatola cinese, contiene
se stesso in differenti forme e colori, in questo romanzo. Il primo è il
racconto, le 400 pagine di un romanzo piacevole, che scorre velocemente, attraversato
da colpi di scena ben riusciti e popolato da personaggi insoliti e complessi,
che coinvolgono il lettore in un’appassionante indagine dal sapore noir. I
brividi percorrono la schiena più volte durante la lettura, ma la paura è solo
una delle moltissime emozioni che l’autore cerca di suscitare, trasportando la
narrazione in una strada di ricordi, passioni, tormenti.
Il
piccolo Daniel Sempere, orfano di madre, viene portato dal padre, che lavora
come libraio, al Cimitero dei Libri Dimenticati, luogo polveroso e magico che
viene descritto dall’autore in modo molto evocativo. La regola di accesso a
quel luogo surreale è “scegliere un libro e prendersene cura per tutta la
vita”. E il piccolo lo fa: sceglie l’Ombra del vento di Julian Carax e lo legge
avidamente, appassionandosi al suo stile come se il romanzo lo avesse scritto
lui stesso.
Carax
incuriosisce a tal punto la mente del piccolo e precoce Daniel che egli deciderà
di cercare altre sue opere, trovandosi coinvolto in una ricerca che andrà ben
oltre quella dei manoscritti. In un ben riuscito gioco di specchi, le vicende
dello scrittore Carax e del protagonista si sovrapporranno, mettendo in luce le
ombre che entrambi tengono morbosamente celate. Sullo sfondo, una Barcellona
post franchista martoriata e decadente, un’altra ampia ombra che aleggia sulla
narrazione.
M.S. Veronica Artioli Barozzi - Carretto dei libri
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