giovedì 2 ottobre 2014

M.S. Veronica Artioli Barozzi invita alla lettura di: Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes

M.S. Veronica Artioli Barozzi - Carretto dei libri


Il lettore che si approccerà a Don Chisciotte della Mancia, il cui titolo originale è El ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha, probabilmente lo adorerà. Miguel de Cervantes è riuscito a creare personaggi indimenticabili, sospesi tra il grottesco e il tremendamente plausibile, che si muovono all’interno del meraviglioso mondo della loro immaginazione.
Il romanzo racconta la storia tragicomica dell’hidalgo spagnolo Alonso Qujano che ha come principale occupazione la lettura di romanzi cavallereschi. Il troppo stroppia, si sa, e l’uomo si identifica talmente nei libri da convincersi di essere un cavaliere, e decide di partire alla ricerca di avventure che gli permettano di difendere i più deboli dai soprusi dei prepotenti. Con il nome di don Quijote de la Mancha, in sella al suo Ronzinante, che ai suoi occhi appare il cavallo più prestante del mondo, e in compagnia del fido scudiero Sancho Panza, contadino un po’ ingenuo e di buon cuore, inizia a viaggiare per la Spagna. Per potersi calare meglio nel ruolo del cavaliere creato dalla sua follia, si immagina di essere innamorato di una contadina, Aldonza Lorenzo, che lui ribattezza e trasforma nella dama Dulcinea del Toboso. Durante il lungo racconto delle vicissitudini dell’hidalgo, il lettore incontrerà luoghi ed eventi della quotidianità trasfigurati dall’ossessione cavalleresca in temibili nemici o in manieri, come quando Don Quijote trasformerà l’osteria che incontra lungo il viaggio in un ”nobile castello” nel quale riceve l’investitura a cavaliere.
Tra le avventure più esilaranti e famose del bizzarro personaggio, c’è quella che ha dato origine al modo di dire “combattere contro i mulini a vento”, ovvero combattere contro nemici inesistenti, battersi inutilmente.

In questo mentre, scòrsero trenta o quaranta mulini a vento che sono in quella pianura, e come don Chisciotte li ebbe veduti, disse al suo scudiero:
— La fortuna va guidando le cose nostre meglio di quel che potessimo desiderare; perché,vedi là, amico Sancio Panza, dove si scorgono trenta o pochi di più, smisurati giganti, con i quali penso di battagliare sì da ammazzarli tutti. Con le loro spoglie cominceremo a farci ricchi, poiché questa è buona guerra, ed è anche gran servigio reso a Dio sbarazzare da tanto cattiva semenza la faccia della terra.
— Quali giganti? — disse Sancio Panza.
— Quelli — rispose il padrone — che tu vedi laggiù, con le braccia lunghe, che taluni ne sogliono avere quasi di due leghe.
— Guardate — rispose Sancio — che quelli che si vedono laggiù non son giganti, bensì mulini a vento, e quel che in essi sembrano braccia sono le pale che, girate dal vento, fanno andare la macina del mulino.
— Si vede bene — rispose don Chisciotte — che in fatto d'avventure non sei pratico: son giganti quelli; che se hai paura, scostati di lì e mettiti a pregare mentre io vado a combattere con essi fiera e disuguale battaglia.

Il sapore del romanzo è dolceamaro: è quasi impossibile non provare compassione per don Quijote, innocente come un bambino nella sua follia, appassionato e coraggioso, e che batte il muso decine di volte a causa dell’incongruenza tra la sua percezione e la realtà. Alonso e Don Quijote si sovrapporranno a tal punto da confondersi, e la stasi dell’uno, equivalente alla sua vitalità, corrisponderà alla fine dell’altro.



                                                      M.S. Veronica Artioli Barozzi - Carretto dei libri



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