martedì 2 dicembre 2014

M.S. Veronica Artioli Barozzi invita alla lettura di: Monocolture della mente di Vandana Shiva

M.S. Veronica Artioli Barozzi - Carretto dei libri


Monocolture della mente è una delle opere più importanti dell’attivista e ambientalista indiana Vandana Shiva. Le riflessioni dell’autrice si sviluppano lungo cinque saggi: Monocolture della mente, biodiversità: un punto di vista del Terzo Mondo; Biotecnologia e ambiente; I semi e il filatoio. Sviluppo della tecnologia e conservazione della biodiversità; La convenzione sulla biodiversità: una valutazione dal Terzo Mondo.
Durante il percorso tracciato dai saggi, si delinea l’essenza delle “monocolture delle mente”. Il testo parte dalla diretta osservazione della Shiva, che ha avuto modo di verificare quali e quanti danni apporti l’introduzione di alcune specie botaniche all’intero ecosistema di un luogo o di un ambiente circoscritto. Un esempio è la massiccia diffusione di piantagioni di eucalipto in India. Negli anni ’80 un programma di forestazione sociale - tramite piantagioni di questo albero - promosso dalla Banca Mondiale, ha causato l’impoverimento della diversità agricola, del suolo e dell’acqua, della biomassa e del cibo del territorio. Nel 1983 un movimento di contadini decise di sradicare le piante di eucalipto, sostituendole con semi di albero del pane, tamarindo, mango.
 Secondo l’autrice il progetto di riforestazione era finalizzato all’introduzione della monocoltura e alla conseguente distruzione della biodiversità, per poter ottenere un controllo centralizzato sull’agricoltura e dunque avere potere decisionale in materia di agricoltura e raccolti. Questa situazione di grave squilibrio viene acuita dall’introduzione di biotecnologie e dalla rivoluzione genetica in corso.

Ciò che vuole mettere in evidenza Vandana Shiva in questo testo è la doppia valenza distruttiva della monocoltura, e lo fa tracciando con tratto deciso una linea che collega biodiversità e cultura. Ogni elemento dell’ecosistema di una popolazione appartiene, infatti, anche alla sua cultura; una cultura fatta di tempi, spazi e tradizioni ma anche di elementi naturali, di alimenti, e, soprattutto, di unicità da preservare.

Con la lucidità che la contraddistingue, Vandana Shiva si sofferma a descrivere anche gli svantaggi dal punto vista economico relativi all'introduzione delle monocolture. La standardizzazione dei processi agricoli e l’omogeneizzazione delle specie comporta infatti una diminuzione della produttività e delle rese agricole, in quanto si tratta di sistemi agricoli poveri, sia dal punto vista quantitativo che da quello qualitativo. L’attivista indiana vuole suggerire, non troppo tra le righe, che il funzionamento delle cose in natura è perfetto ed il tentativo di modificarlo è un “andare contro natura”. Da questa riflessione approderà, dunque, ad un approfondito studio sulle biotecnologie e i loro danni all’intero sistema agricolo del cosiddetto “Terzo Mondo”, piaga dei poveri al centro dei suoi numerosi interventi e conferenze di denuncia in giro per il mondo.

M.S. Veronica Artioli Barozzi - Carretto dei libri

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